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>> I vincitori di I.Mode Visions 2007

nella foto da sinistra: Violini, Cominazzini, Puliani, Bracalente, Bianchini, Montironi, Hulbert, Verducci Macerata

I-Mode Visions 2007

Unanimità delle due giurie per Sara Montironi



Unanimità delle due giurie, quella dei docenti e critici e quella della consulta degli studenti, per Sara Montironi con “Decriptazione di un segreto” miglior Opera in concorso del Festival I-Mode Visions 2007, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Macerata e dal Comune di Macerata. Davanti ad una platea del Lauro Rossi di Macerata, gremita di appassionati estimatori della cinematografia di Werner Herzog, straordinariamente interpretata dalla genialità del compositore olandese Ernest Reijseger che si avvalso delle voci ancestrali dei Tenore de Orisei e dell’africano Mola Silla, il Direttore dell’Accademia Anna Verducci, l’Assessore alla Cultura del Comune Massimiliano Bianchini, e il direttore del Festival Massimo Puliani, hanno consegnato i premi attribuiti dalla Giuria “I Modi della Visione”, composta da Massimo Angelucci Cominazzini, Carlo Infante, Pierfrancesco Giannangeli, Pierpaolo Loffreda, Alessandro Forlani, Maurizio Failla.
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Premio per la Miglior Opera a Decriptazione di un segreto di Sara Montironi per una sensibilità sospesa fra surrealismo e no-future sostenuta da una ricerca cromatica e performativa.
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Premio per la Ricerca e Innovazione all’opera La caduta di Troy di Vivien Hulbert per la poetica visiva e narrativa marcata dalla torbida musicalità di Tom Waits e per la ricerca delle architetture dei paesaggi.
La Giuria segnala inoltre: l’opera Semplicemente di Gianluca Moscoloni per la sintesi e l’onirismo; l’opera Frame di Driant Zeneli per la restituzione di un’appartenenza in un serrato montaggio d’immagini; l’opera Nascita di un vecchio di Silvia Anconetani; per l’intensità di uno stato d’animo e di corpo.
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La giuria della consulta degli studenti, presieduta da Marica Violini, oltre a confermare il premio alla Montironi per l’alto profilo tecnico, per la potenza dei contrasti cromatici e per la forza espressiva della fotografia resa attraverso un accurato linguaggio allegorico, ha indicato come premio per la ricerca l’opera di Alessandro Bracalente “Cotidie”, per l’attenzione dimostrata nei confronti della cultura cinematografica espressa attraverso l’utilizzo del colore e la semplicità scenografica.
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Grande seguito di pubblico anche alle proiezioni pomeridiane in Accademia delle 13 opere in concorso del film Makers: Marco Di Battista, Fatusha Blerdi, Adriana Gonzals, Andrea Alemanno, Alesssandro Bracalente, Azzurra Pettorossi , Ilaria Vecchioli, Francesca De Franceschi, Valentia Cicconi , Silvia Zoppi, Massimiliano Santini, Alice Colla. Suggestiva e applaudita la perfomance del regista Fabrizio Bartolucci che ha visto una partecipazione fuori programma del gruppo sardo dei Tenore de Orisei esibitisi nell’Auditorium di Via Berardi.Curioso l’accostamento che Carlo Infante ha elaborato con gli studenti del Corso di Performing Media: una mappa emozionale dei luoghi herzoghiani delle location europee dei film , utilizzando il blog geo-referenziato di europedia.it, la piattaforma di Map in rapporto a location immaginarie di film ipotetici che Herzog potrebbe ambientare negli scenari marchigiani più particolari e radicali (Grotte di Frasassi, Gole dell’Infernaccio, Monti Sibillini, Lago di Pilato, etc).Un festival quello dell’Accademia che ha sicuramente avviato una forte produzione nell’ambito del Digitale e della Multimedialità, con l’obbiettivo di promuovere nuovi protagonismi e di riflettere sui linguaggi della Comunicazione.
>> IL programma del Festival
ACCADEMIA di BELLE ARTI Macerata
I.CoMS Istituto di Comunicazione Multimediale e Spettacolo
in collaborazione con Comune di Macerata (Assessorato alla Cultura)




Visioni e Musiche by
Werner Herzog’s Films
macerata 29 marzo – 4 aprile 2007






Giovedì 29 Marzo 2007 la mostra prosegue fino al 4 aprile
ore 11.00 Galleria Mirionima – Piazza della Libertà
Roland Topor, artista, attore: “L’uomo che rideva”
Inaugurazione della mostra fotografica di Mario Dondero, a cura di Vito Panico
Presentazione di Massimo Puliani, Direttore dell’I.CoMS dell’Accademia
Saluto del Direttore dell’Accademia Anna Verducci

Martedì 3 Aprile 2007
ore 10.30 Accademia di Belle Arti - Auditorium Svoboda
PlayHerzog – visioni multimediali nell’opera di Werner Herzog
Intervista video:
Werner Herzog

Propongono clip e tematiche:
Massimo Puliani docente di regia e storia del teatro
Alessandro Forlani docente di sceneggiatura
Massimo Angelucci Cominazzini docente di regia del documentario
Valentino Bellucci docente di storia e analisi critica del video/teatro
Pierpaolo Loffreda docente di storia del cinema e mass media
Pierfrancesco Giannangeli docente di filosofia della letteratura teatrale

Saluto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Macerata,
Massimiliano Bianchini

ore 15.30 Accademia di Belle Arti - Auditorium Svoboda
Grizzly Man (2005)
un film di Werner Herzog
(ingresso limitato ai soli studenti)



Mercoledì 4 Aprile 2007
ore 11.00 Accademia di Belle Arti – Auditorium Svoboda
SE SI HA L'AMORE IN CORPO Performance Fassbinderiana, regia di Fabrizio Bartolucci
con gli studenti dell’Accademia – Corso di regia multimediale


ore 15.00 Accademia di Belle Arti – Auditorium Svoboda Una mappa emozionale dei luoghi herzoghiani coordinata da Carlo Infantecon gli studenti dell’Accademia – Corso di Performing Media
Si tratta di una mappatura delle location europee dei film di Werner Herzog, utilizzando il blog geo-referenziato di europedia.it, la piattaforma di Map realizzata per il Cinquantenario dell’Unione Europea. Oltre ai set già attuati saranno tracciate anche quelle location immaginarie di film ipotetici che Herzog potrebbe ambientare negli scenari marchigiani, i più particolari, i più radicali (Grotte di Frasassi, Gole dell’Infernaccio, Monti Sibillini, Lago di Pilato, etc) in cui Herzog potrebbe idealmente attuare i suoi sguardi “ai confini della realtà”.


ore 15.30 Accademia di Belle Arti – Auditorium Svoboda
Concorso “I Modi della Visione” (proiezione delle 13 video-opere finaliste)
coordinamento tecnico di Maurizio Failla e Matteo Catani

In concorso:
Marco Di Battista Delirium
Fatusha Blerdi R.E.M.
Adriana Gonzals Deriva
Driant Zeneli Frame
Andrea Alemanno Coming soon
Alessandro Bracalente Cotidie
Sara Montironi Decriptazione di un segreto
Vivien Hulbert La caduta di Troy
Silvia Anconetani Nascita di un vecchio
Azzurra Pettorossi L'urlo delle banlieues
Gruppo 4: Ilaria Vecchioli Francesca De Franceschi Valentia Cicconi Silvia Zoppi Il tutto è in fieri
Gianluca Moscoloni Semplicemente
Massimiliano Santini Emera
Alice Colla Il mondo delle risposte



ore 21.00 Teatro Lauro Rossi
REQUIEM FOR A DYING PLANET
dai film "The White Diamond" e "The Wild Blue Yonder"

Cineconcerto in esclusiva per il Centro Italia con:
Ernst Reijseger violoncello
Mola Sylla voce, kalimba, xalam, percussioni
Tenore de Orosei:
Piero Pala - voche, mesuvoche
Massimo Roych - voche, mesuvoche
Gianluca Frau - contra
Mario Siotto - bassu
Patrizio Mura - voche, scacciapensieri

Prima dello spettacolo si terrà la Premiazione del concorso “I Modi della Visione”



Tutte le iniziative sono ad ingresso libero ad eccezione del concerto che avrà la prevendita al Lauro Rossi . Biglietto: € 15 ridotto studenti € 10 - Tel. Botteghino 0733 230735 Apertura nei giorni feriali: 10.30-12.30 17.00-19.30 Per prenotazioni via e.mail: ufficiostampa.accademia@virgilio.it

http://www.accademiabellearti.com/imodevisions.htm
Info: ufficiostampa.accademia@virgilio.it - 3349447038


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Un cine concerto che ricrea dal vivo le magiche atmosfere dei due film, riunendo i musicisti autori delle musiche e confrontandoli con un montaggio di immagini appositamente realizzato e proiettato su uno schermo, in uno spettacolo multimediale frutto della combinazione tra immagine e suono.

ERNST REIJSEGER, straordinario violoncellista, componente dell' Amsterdam String Trio. Autore delle musiche di 2 film di Werner Herzog, continuatore delle sperimentazioni dei Popol Vuh

"Raramente si è vista al cinema una sintesi così perfetta e esaltante di suono e immagine" (Alberto Barbera) "Una delle opere più visionarie, innovative e inaudite viste da tempo. Basta stare al gioco ed è addirittura euforizzante" (Corriere della Sera). "... Un’esperienza unica" (La Repubblica).

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NOTIZIE SUL CONCERTO
Requiem for a dying planetcine-concertomusiche per il cinema di Werner HerzogIl cine-concerto racconta l’incontro della musica e dei suoni del violoncellista Ernst Reijseger con le immagini inedite della N.A.S.A. montate, dirette e sceneggiate dal regista Werner Herzog. La musica immaginata da Reijseger è una sintesi personale della tradizione e della contemporaneità. I suoni cameristici e contemporanei del violoncello incontrano, naturalmente, le polivocalità arcaiche dei Tenore de Orosei e le percussioni etniche di Mola Sylla. Il concerto è completato da immagini video inedite tratte da due film con tema celeste di Herzog. La musica, insieme al video, rivela una riflessione sull’alienazione del mondo contemporaneo e apre lo sguardo su universi sonori mai sentiti.
Il cine-concerto è l’occasione per la presentazione del nuovo album di Reijseger, Requiem for a dying planet - Music for Werner Herzog’s The White Diamond and The Wild Blue Yonder.
Riccardo Piaggio da http://www.iltrillodeldiavolo.it/content/view/1001/110/

Il film segue una proposta ipotetica: un gruppo di astronauti gira in cerchio intorno alla terra su una navetta, ma non può ritornare, perché il nostro pianeta è diventato inabitabile. La causa di ciò rimane sconosciuta - guerra globale, la diffusione di una malattia incontrollabile, radiazioni dopo la completa sparizione dello strato di ozono, o qualsiasi altra cosa. L’equipaggio dell’astronave deve trovare il posto più ospitale là fuori nello spazio, e rilasciare una sonda dal loro cargo, Galileo. Ma Galileo - dopo aver mandato indietro dei dati non molto rassicuranti - è stato mandato in una missione suicida… Senza saperlo, abbiamo avuto visitatori dallo spazio per decine d’anni. Sono venuti da un pianeta sommerso dall’acqua, il “Wild Blue Yonder”, e il loro tentativo di creare una nuova comunità sulla terra non ha portato a grandi risultati. Il film è narrato sullo schermo da uno dei visitatori, Brad Dourif. Con parole e immagini liriche, ci mostra come i nostri tentativi di trovare una nuova casa nello spazio siano destinati a fallire. Ci spiega come in passato, quando la terra era minacciata dall’estinzione, una sonda fu mandata a cercare un luogo alternativo…Non ebbe successo. La fantasia spaziale di Herzog usa musica e immagini straordinarie per creare uno scenario immaginario che ci dice di proteggere il nostro più prezioso patrimonio, il nostro pianeta. Ernst Reijseger, nato a Bussum, Olanda, nel 1954, inizia a suonare il violoncello all’età di otto anni. Dai primi anni ’70 inizia a farsi coinvolgere nella musica d’improvvisazione, suonando con Sean Bergin, Martin van Duynhoven, Derek Bailey, Michael Moore, Alan Purves e Franky Douglas. Fa parte da molto tempo del Theo Loevendie Consort, del Guus Janssen Septet e dell’ Amsterdam String Trio. Nel 1985 riceve il più importante premio jazz olandese, il Boy Edgar Prijs, “per la sua inarrivabile abilità di esecuzione e l’entusiasmante talento al servizio dello sviluppo della musica d’improvvisazione






>> bio MARIO DONDERO e ROLAND TOPOR








MARIO DONDERO
Roland Topor
“L’uomo che rideva”
Omaggio ad un artista amico di Werner Herzog

a cura di Vito Panico
presentazione di Massimo Puliani (nella foto con Dondero)



Biografia
Mario Dondero, figura leggendaria del fotogiornalismo italiano, nasce a Milano nel 1928. Dopo aver partecipato giovanissimo alla lotta partigiana in val d'Ossola pubblica, nel 1951, il suo primo articolo su Il Lavoro Nuovo di Genova. Collabora successivamente con l'Unità, Milano Sera, Le Ore, ma è solo frequentando l'ambiente milanese della metà degli anni '50 (bar Giamaica con i suoi artisti, scrittori e fotografi come Alta Castaldi, Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, il giovanissimo Uliano Lucas, Luciano Branciardi) che inizia la sua attività di "comunicatore per immagini", interpretando il motto di Walter Benjamin: una foto vale 1000 parole.
Alla fine degli anni '50 si trasferisce a Parigi, dove collabora con Le Monde, Le Figaro, Le Nouvel Observateur; diventa amico di molti artisti, scrittori e intellettuali francesi di cui esegue ritratti, come Roland Topor, Armand Rapopor, Claude Mauriac, Daniel Pennac,]ashar Kemal, Eugene Ionesco, Jean Paul Sartre, Jean Genet ecc.
Nel 1985 vince il Premio Scanno per un reportage fotografico sul mondo del lavoro, pubblicato su Le Monde e L'Illustrazione Italiana.
A metà degli anni '80 si trasferisce a Fermo, da dove continua la sua collaborazione col Venerdì di Repubblica, il settimanale Diario, Il Manifesto.
Di recente è stata presentata una sua mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini, con particolare riferimento alle foto sul set de “La ricotta” e agli amici di Pasolini, dalla Morante alla Betti a Siciliano a Moravia. Da qui un prestigioso catalogo “Scatti per Pasolini” curato da Elena Dondero e Massimo Raffaelli (ed.5 Continenti Editions, Milano 2005)
Anche su Roland Topor (Parigi, 1938-1997), artista poliedrico ed indipendente, è stata realizzata una mostra e un catalogo (ed. Grapho 5, 2006).
Il Comune di Roma ha in programma in Aprile una prestigiosa personale di Mario Dondero.











Roland Topor (dal sito http://www.inmostra.net/piemonte/topor/main.html)
artista francese Rolan Topor (Parigi 1938-1997) celebre in tutto il mondo per la sua attività multiforme di ricercatore e sperimentatore di linguaggi nell'ambito dell'arte figurativa.
Nato a Parigi da genitori polacchi, Topor si distingue come creatore narrativo per immagini dallo stile originale e trasgressivo - è curioso notare che la parola "topor" significa in polacco "ascia" - attivo nei campi più svariati dell'espressione figuirativa nella quale infondeva carattere umoristico e dissacrante: dalla pittura all'illustrazione, dall'incisione alla fotografia, dalla scultura alla scenografia teatrale, dal cinema alla musica, dalla letteratura alla televisione."Topor non si occupa veramente dell'inconscio - spiegano i curatori della mostra Alberto e Gianmaria Giorgi - ma dell'inaccettabile.La sua fantasia dissimula con crudezza la globalità strana del mondo.Nulla gli è estraneo ma il mondo intero è al di là del percettibile, perchè quello che sembra più evidente , più banale - la morte, la sofferenza - in realtà non lo sono."
La mostra di Torino presenta 210 opere di Topor, provenienti da collezioni private, allestite nei 700 metri quadrati dello spazio per le esposizioni temporanee del Museo dell'Automobile.Una ricca panoramica del suo lavoro, ricca di elementi inediti, come i dipinti, che sono esposti per la prima volta a Torino, disegni, dipinti "a la bombe" (realizzati con bombolrtte spray), linografie, litografie, fotografie, collages disegni realizzati da "photo detournées" (foto scontornate), "photomorphoses" (ingrandimenti fotografici su fotoimmagini "deturnées" con intervento di disegno e china e tempera), sculture con il neon, manifesti.
Una sezione è dedicata alle immagini dell'artista atraverso fotografie, libri, riviste e ai lavori per il teatro, cinema e la televisione con proiezioni e video.
Nella sua opera, frutto di una vita indipendente da committenze continuative e da conformismi di ogni tipo, sempre a contatto umano ed artistico con personaggi del mondo dell'arte e della cultura internazionale, emergono affinità e richiami ad alcuni dei movimenti artistici del novecento quali l'esperienza Dada, la derivazione Cobra, il lavoro con Fluxus, le esperienze dei pittori gestuali, la trasgressione della Body-Art, l'ironia della Pop Art e, alle radici, la conoscenza della grande illustrazione didascalica dell'ottocento: il tutto condito da umorismo nero e da amore per la libertà."per guadagnare da vivere - affermava Topor - io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura. (...).La realtà in sé è orribile, mi dà l'asma - spiegava l'artista citando Cioran - La realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente una immagine della realtà.Io non posso perdere il contatto con la realtà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano".Il campo dell'indagine dell'artista è dunque l'uomo con le sue frustrazioni nella società e quindi l'irrealtà delle situazioni quotidiane, l'allucinante e l'assurdo che diventano normalità sono rappresentati con la perversione del realismo, la crudeltà della verità, l'inquietudine dell'ironia più dissacrante.
Numerosi musei internaionali hanno ospitato personali dedicate a Topor e tappe importanti sono state lo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1975, Centre Pompidou di parigi nel 1976 con una esposizione itinerante , nel 1984 lo Stadmuseum di Monaco, il Moderna Museet di Stoccolma, nel 1986 Palazzo reale di milano, nel 1995 a napoli presso l'Institut Fran@ais de Naples l'ultima mostra vivente l'artista.
Le riviste umoristiche e letterarie alle quali collaborò con illustrazioni e testi furono numerose, ma mantenne rapporti continuativi soltato con le prestigiose testate americane "Nwe York Times" e "Newyorker".
Per quanto riguarda gli interventi di Topor in settori diversi dall'arte figurativa si ricordano, tra le numerose testimonianze, il film "Il pianeta selvaggio" realizzato nel 1972 con René Laloux che vinse il Premio speciale della Giuria al Festival del Cinema di cannes; il film "L'inqulino del terzo piano" con la regia di Roman Polanski nel 1976 tratto dal suo romanzo "Le locataire chimérique" ("L'inquilino stregato" scritto nel 1964); i disegni per lanterna magica del film "Casanova" di Federico Fellini nel 1975; il film "Marqis" nel 1989 in collaborazione con Henri Xhonneaux.In veste eccezionale di attore inoltre partecipò ad alcuni famosi film quali "Nosferatu" di Werner Herzog nel 1977, "Un amore di Swann" di Volker Schlondorff nel 1984, "tre vite una sola morte" di Raoul Ruiz nel 1995 insieme all'amico Marcello Mastroianni.
Per sottolineare questa passione di Topor per il cinema, il Centrte Culturel Français di Torino presenta dal 7 al 10 gennaio 1998 presso la sede (Via Pomba 23) una rassegna dedicata ai film a cui collaborò l'artista.
Nell'ambito della mostra è presentato al pubblico, in visione continua, il film documento "Les reves de Topor" realizzato da Gerhad Thiel nel 1994 (Francia/Germania, 52min.) che offre una testimonianza diretta ed emozionante, nella forma del documento immaginario tra realtà e fantasia, della poetica e del mondo artistico.
Il catalogo edito da Lindau contiene i testi critici di Alberto Giorgi, Gianmaria Giorgi, e Raffaele Palma, le schede e le immagini di tutte le opere, apparato biografico e bibliografico.
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>> bio WERNER HERZOG



Werner Stipetic Data e luogo di nascita: 5 Settembre 1942, Monaco, Germania Il talento di Herzog è eccezionalmente poliedrico ed inquieto. Viaggiatore incallito, scrittore, poeta, critico cinematografico, regista di corto e lungometraggi, documentari, opere teatrali e liriche, nel corso della sua opera è possibile individuare un unico filo conduttore: la necessità di trovare o costruire immagini assolutamente pure, estreme e irripetibili. La sua è un'esigenza di cinema del tutto istintiva e primaria, legata a una visione quasi panteistica del mondo. Herzog, come tutti i suoi personaggi, è un anarchico radicale che sfida continuamente se stesso e la propria esistenza. Realizza i propri film in giro per il mondo alla continua ricerca di immagini e situazioni sorprendenti. Nel '67, gira il suo primo lungometraggio, Segni di vita, nel quale il soldato Stroszek, abbandonato durante la Seconda guerra mondiale nell’isola di Cos, impazzisce e intraprende una folle ribellione che finirà inevitabilmente frustrata. La ribellione è poi ciò che accomuna tutti i protagonisti herzogghiani: i nani di Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1969), il condottiero di Aguirre il furore di Dio (1972), gli attori ipnotizzati di Cuore di vetro (1976), il vampiro di Nosferatu (1978), Fitzcarraldo (1979), gli aborigeni australiani di Dove sognano le formiche verdi (1985), il bandito avventuriero, trovato fra le pagine di Bruce Chatwin, del Cobra Verde (1990), il granitico scalatore di Grido di pietra (1991). Tutti questi personaggi rappresentano un modello di uomo vicino all’Ulisse dantesco, un essere che si ribella al proprio destino di creatura limitata e parziale per abbattere le pareti dei propri confini, per intraprendere imprese titaniche, che inesorabilmente la sua condizione limitata gli impedisce di portare a termine. Herzog è consapevole che l'uomo non può opporsi al proprio destino, ma è anche convinto che nel tentativo di combatterlo ritrova la reale grandezza della propria natura: la folle pretesa di somiglianza con Dio che lo porta a cercare di dominare forze più grandi, come la natura e la storia. La ricerca della natura primordiale dell’uomo, delle sue manifestazioni più libere, pure e selvagge, è il tema de L’enigma di Kaspar Hauser (1974), ispirato al mito del ragazzo selvaggio, colui che non sa nulla, che è privo di ogni forma di cultura, imprevedibile e imprevisto dal sistema sociale. Al contempo però è disponibile (e indifeso) verso qualunque aspetto di vita, cultura e linguaggio. Dopo capolavori come Fata Morgana, sulla devastazione del deserto africano, Paese del silenzio e dell’oscurità, sugli istituti per sordo-ciechi (creature che vivono un incubo ricorrente nel cinema di Herzog: l'impossibilità di comunicare), La Soufriere, attesa eroica e incosciente dell’eruzione di un vulcano dell’isola di Guadalupe, Herzog è tornato, negli ultimi anni, a realizzare documentari. Risalgono agli anni Ottanta e Novanta La montagna lucente, Echi da un paese oscuro e Apocalisse sul deserto, resoconto delle conseguenze della guerra del Golfo. Questo ritorno al documentario appare come l'evoluzione naturale di un regista sempre più interessato a compiere e testimoniare imprese irripetibili, piuttosto che a raccontare storie. Percorso naturale per un autore che, alla costruzione di un meccanismo narrativo, ha sempre preferito la profonda poesia degli attimi sublimi e atroci dell’esistenza umana, alla monotonia della quotidianità ha sostituito la vitalità del pericolo e della ribellione, seppure inutile.
da http://www.mymovies.it/dizionario/biblio.asp?r=477

>> ERNST REIJSEGER e Tenore de Orosei











ERNST REIJSEGER è nato a Bussum, Olanda, nel 1954, inizia a suonare il violoncello all’età di otto anni. Dall’inizio degli anni ’70 inizia a farsi coinvolgere nella musica d’improvvisazione, suonando con Sean Bergin, Martin van Duynhoven, Derek Bailey, Michael Moore, Alan Purves e Franky Douglas.Fa parte da molto tempo del Theo Loevendie Consort, del Guus Janssen Septet e dell’ Amsterdam String Trio.








Tenore de Orosei

La particolare istruzione canora delle voci del "Cuncordu e Tenore de Orosei" nasce e matura nella scuola delle confraternite religiose di Sas Animas, Santa Rughe e Su Rosariu in riferimento al canto sacro (detto "a cuncordu"), e nei "tzilleris" (bar) per ciò che concerne il canto profano (detto "a tenore").
Come custodi fedeli di questa eredità musicale, donatagli non senza un duro praticantato dai cantori anziani, eseguono appunto due differenti modalità vocali: quella "a tenore" e quella "a cuncordu". Compongono quindi il repertorio sia gli accompagnamenti ai balli tradizionali ed alle serenate d'amore, che i gotzos (canti sacri in lingua sarda) e gli antichi canti religiosi in latino. Si tratta forse dell'unico paese in Sardegna dove i due tipi di vocalità non hanno conosciuto interruzioni nel tempo. Con il medesimo entusiasmo si sono proiettati all'indagine ed all'incontro con altre espressioni musicali, arrivando a conquistare diverse platee con il progetto "Colla Voche", frutto del fortunato incontro con il geniale violoncellista olandese Ernst Reijseger e l'originale percussionista scozzese Alan Purves "Gunga", un sodalizio poi sfociato anche in profonda amicizia, e che ha arricchito il bagaglio creativo del gruppo creando nuove soluzioni artistiche.

Nel giugno dello stesso anno registrano a Parigi la colonna sonora dei film del regista tedesco Werner Herzog "The wild blue yonder" e "The white diamond" ancora con Ernst Reijseger e con l'aggiunta del cantore senegalese Mola Sylla. "The wild blue yonder" è stato anche presentato alla biennale di Venezia 2005, vincendo l'ambitissimo premio della critica. Nel carnet del gruppo anche collaborazioni con musicisti come Vittorio Montis, Riccardo Dapelo, Andrea Saba, ed il "Voyage en Sardaigne" di Enzo Favata.

Rilevante la partecipazione a "Il rito e la memoria" di Paolo Fresu, concerto musicale di altissima emozione e suggestione, che vede convolti anche il pianista olandese Diederick Wissels, il quartetto d'archi Alborada, il Cuncordu di Castelsardo, il Cuncordu 'e Su Rosariu di Santu Lussurgiu, Elena Ledda e Dhafer Youssef.
Importante anche l'incontro con il produttore tedesco Stephan Winter dell'etichetta Winter & Winter, con la quale hanno prodotto quattro dischi.
Numerose le partecipazioni a concerti e festival europei: da ricordare quelli di Parigi, Calvi, Marsiglia, Monaco di Baviera, Francoforte, Torino, Venezia, Firenze, Toledo, Barcellona, Amsterdam, Stoccolma, Anversa, Lione, Fundao, Ajaccio, Saalfelden, Groningen, Utrecht, Stoccarda, Berchidda, Losanna, Lipsia, Bolzano, Milano e Brescia.

Inizierà il 22 maggio dal Teatro Ciak di Milano ("Festival Suoni e Visioni") il nuovo tour del Cuncordu e Tenore de Orosei, uno dei più interessanti e noti gruppi vocali europei, protagonisti di uno spettacolo eccezionale per varietà e proposta artistica, un cine-concerto che affianca le immagini di un documentario agli stimoli musicali di un inedito ensemble di voci e strumenti differenti.
Dopo le collaborazioni con l'algherese Enzo Favata (Voyage en Sardaigne) prima, e con l'olandese Ernst Reijseger (Colla Voche) poi, il Cuncordu e Tenore de Orosei riprende il suo percorso di avvicinamento alla musica contemporanea ed alle tradizioni dell'area mediterranea.
I brani di questo spettacolo sono stati registrati in un'eccezionale seduta parigina nel mese di luglio del 2004, e saranno pubblicati dall'etichetta tedesca Winter & Winter entro la fine dell'anno, nell'omonimo disco The Wild Blue Yonder.
In questo progetto il canto tradizionale della Sardegna incontra il canto wolof di Mola Sylla (tra le voci più particolari della tradizione senegalese, protagonista dell'ottimo esordio discografico Janna ), e ritrova il violoncello di Ernst Reijseger (uno dei più originali improvvisatori attualmente in circolazione, già in evidenza al fianco di Han Bennink, Franco D'andrea e Misha Mengelberg, per citarne solo alcuni). Questo melange sonoro fa da contraltare alle immagini di The Wild Blue Yonder appunto, l'ultimo lungometraggio del regista indipendente Werner Herzog (autore di capolavori come Nosferatu e Cobra Verde).
Questo film ha ottenuto ampi consensi al Festival del Cinema di Venezia 2005, vincendo anche l'ambitissimo premio della critica: in esso si racconta la storia di un gruppo di astronauti che gira intorno alla Terra e non può farvi ritorno perché il pianeta è diventato inabitabile per motivi sconosciuti.
All'interno di una dimensione quasi allarmante, Herzog crea uno scenario fantascientifico che trae origine dalle sue personali fantasie: il tema del ritorno a casa e l'impossibilità di realizzarlo rappresentano allora l'alienazione e la profonda solitudine umana, indiscusse protagoniste dell'attuale momento storico.
In questo film c'è soprattutto una forte critica sociale, ma anche l'augurio che l'uomo impari ad agire nell'interesse e nel rispetto del suo bene più prezioso: il proprio pianeta. Anche grazie ai canti ed alle musiche di un universo così tradizionale ed autentico si cerca di indicare agli astronauti dispersi la direzione più vera da proteggere per evitare l'annullamento in uno spazio ed un tempo indefiniti poiché privi di essenza.
La storia narrata è quasi priva di dialoghi e parole, ed è guidata soprattutto dalle musiche di questo super-gruppo che fonde tradizione e contemporanea.
Dal 1978 il Cuncordu e Tenore de Orosei si è pertanto saputo creare uno spazio più moderno parallelamente alle esibizioni negli ambiti più tradizionali, arrivando con quest'ultima fatica a toccare un vertice di assoluto prestigio per un gruppo isolano, visto che esso approderà nel corso delle prossime settimane nei principali festival di musica etnica d'europa, attraverso una coproduzione della Marsab Music Management in collaborazione con Pannonica e Verdearancio Music.